Agostinho Neto: il presidente umanista dell'Angola a 102 anni dalla nascita
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

A più di cento anni dalla nascita, il pensiero di Agostinho Neto continua ad essere vivo e pulsante. Poeta, medico e guerrigliero angolano, diede voce ai senza voce sviluppando una letteratura militante intrisa di valori profondi, ed in grado di opporsi al sistema coloniale portoghese. “Spero che il pensiero di Agostinho Neto continui ad illuminare i popoli che ancora lottano per la loro libertà e sia un riferimento per quanti cercano la pace per tutti i popoli del mondo” disse Maria Eugénia Neto nel ricordare il marito durante la cerimonia per il centenario della nascita.

Agostinho Neto contribuì in maniera determinante alle lotte di liberazione nazionale del popolo angolano che l'11 settembre 1975 ottenne l'indipendenza, dopo ben cinque secoli di colonizzazione portoghese. Nacque così la Repubblica d'Angola. Eletto primo Presidente, portò avanti il mandato nell' amato Paese fino al 1979, anno della sua morte. Per questo in Angola, ancora oggi, viene definito  “Fundador da Nação angolana e Herói Nacional” (fondatore della nazione angolana ed eroe nazionale).

Nacque il 17 settembre 1922 a Kaxicane, villaggio di lingua Kimbundu, vicino alla città di Luanda. Figlio di un pastore metodista e di una maestra elementare, ben presto si dedicò ai servizi sanitari come volontario. Prestò la sua opera nei quartieri più poveri di Luanda, i  “musseques”,  ove conobbe da vicino la miseria e il dolore in cui era costretta a vivere molta gente. Il desiderio di poter  essere d'aiuto agli altri lo spinse nel 1947 ad iscriversi alla Facoltà di Medicina dell’Università portoghese di Coimbra, in Portogallo, ove rimase fino al 1959. Animò la “Casa dos estudantes do Impèrio” insieme ad altri intellettuali africani collaborando alle attività anticolonialiste e alla politica antisalazarista.

Trasferitosi a Lisbona, frequentò il Movimento dei giovani intellettuali di Angola il cui motto era “Vamos descobrir Angola” (Scopriremo l'Angola), con le sue tradizioni e culture represse dal colonialismo. Era già conosciuto come poeta, grazie ad alcune sue poesie pubblicate a Coimbra nel 1947 e a Lisbona. Ben presto cadde sotto la sorveglianza della PIDE, la polizia segreta del regime fascista di Antonio de Oliveira Salazar, e nel 1952 fu arrestato mentre raccoglieva firme per la pace nel mondo: “Noi dell’Africa immensa / ecco le nostre mani aperte alla fratellanza del mondo / per la Pace ecco le nostre voci”. Così scriveva nella poesia “Sanguinanti e germoglianti”.
 
Ebbe inizio per lui una serie di arresti, tanto che nel 1957 Amnesty International lo proclamò “prigioniero politico dell’anno” ponendo il suo caso, e quello delle colonie portoghesi, all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. In Portogallo nel 1958 Neto sposò Maria Eugénia dalla quale avrebbe avuto tre figli, e tornò in Angola nel 1959. Sempre in quell’anno, divenne il principale teorizzatore politico del MPLA, il Movimento politico per la Liberazione dell’Angola fondato nel 1956. Lo arrestarono a Luanda nel 1960, mentre organizzava il primo congresso del MPLA,  venne forzatamente imbarcato per il Portogallo. Da lì, insieme alla moglie e ai figli, venne deportato nelle isole di Capo Verde, prima a Santo Antão e poi a Santiago.

Intanto in Angola, il 4 febbraio 1961 il MPLA promosse un assalto alle radio, alla polizia e alle prigioni politiche di Luanda. La risposta del Portogallo fu implacabile. Secondo alcuni giornali dell’epoca, come “Observer” vennero uccisi ventimila africani, molti intellettuali dell’MPLA furono rastrellati e condotti nei campi di concentramento. Intanto Neto venne trasferito ed incarcerato ad Aljube, il carcere di Lisbona.  Ne uscì con l’obbligo di rimanere in Portogallo, ma riuscì a fuggire riparando nella città di  Léopoldville, in Congo, dove già si erano rifugiati circa 250.000 emigrati angolani. A Léolpdville esisteva la sede dell’ MPLA, e durante la Conferenza Nazionale del dicembre 1962 Agostinho Neto venne eletto presidente del Movimento. Iniziarono gli anni della drammatica scelta della lotta armata contro il dominio portoghese. Durante i 13 anni di lotta armata, che si estese nel territorio angolano, Neto diresse la lotta politica, diplomatica e militare di quel Movimento. 
                                                       

Come massimo esponente dell’ MPLA, per dare impulso alla lotta di liberazione nazionale, organizzò l'azione armata nei fronti creati dai patrioti angolani a Cabinda, Moxico e Luanda. Per Agostinho la lotta armata divenne l'unica risposta possibile dei nazionalisti angolani contro la colonizzazione portoghese. Dopo la liberazione del paese ne assunse la Presidenza, ma la guerra continuò per altri trent’ anni. Era una guerra civile voluta e finanziata dall’Occidente: il movimento di opposizione UNITA, infatti, veniva armato direttamente dal regime sudafricano dell’apartheid. Durante il suo mandato presidenziale Agostinho Neto si battè per l'organizzazione delle istituzioni nazionali. Tre furono le sue grandi preoccupazioni: la difesa delle frontiere nazionali, la ricostruzione economica e la liberazione dell'Africa.

Diede vita alla ”União dos Escritores Angolanos” (Unione degli Scrittori Angolani) e riconobbe che il Paese avrebbe trovato la strada della libertà con fatica, senza l’aiuto del messaggio della letteratura. La poesia e la politica costituirono per lui due grandi vocazioni maturate durante la permanenza in Portogallo, quando era forte il confronto con il pensiero dei grandi filosofi occidentali e il contatto con studenti provenienti da altre colonie portoghesi. La poesia e la politica si intrecciarono divenendo l’una complementare all’altra: respiro primordiale dell’anima e allo stesso tempo strumento fondante della Storia del popolo angolano, alla ricerca delle proprie radici. Le radici spezzate andavano ricomponendosi grazie alla  poesia di resistenza che si identificava con quanto esisteva di autenticamente popolare. Il ruolo della cultura popolare assunse molta importanza nel percorso di liberazione e riappropriazione dei valori angolani. Dall’opera poetica di Agostinho Neto emergono la filosofia bantu, la lingua kimbundu, l’importanza del “kolokota” che in kimbundu significa “energia vitale” e serve a “difendere la nostra terra / è terra nostra, fratello / forza!” (da “Notti di carcere”).

Egli nutre un forte interesse linguistico inteso come fattore importante per il progresso civile, come mezzo previlegiato per acquisire coscienza sociale. La coscienza di un individuo è prima di tutto linguistica e in questo l’uso della lingua kimbundu è importante per consolidare l’identità nazionale angolana. La vena poetica di Neto diventa uno strumento catalizzatore per il popolo impegnato nella lotta per la conquista dell'indipendenza nazionale. Il suo messaggio infonde quella “Speranza Sacra” di pace e dignità che diede anche il titolo al libro che racchiude i versi composti tra il 1948 e il 1960, pubblicato in Italia da Edizioni Lavoro, a cura del filosofo angolano Pedro Francisco Miguel. La Speranza costituisce una costante nella poesia di Agostinho Neto, Speranza che è fede profonda nella capacità di un popolo di vincere la schiavitù. Speranza che era presente nelle file dei "contratados" (lavoratori a giornata) che trasportavano pesanti fardelli e comunque non smettevano di cantare per farsi forza. Era presente nelle terre in cui il lavoro forzato degli africani "costruì mondi meravigliosi" in condizioni di criminosa oppressione. Nella sua poetica ricorre spesso un “noi” corale che dà  voce a migliaia di storie senza voce descrivendo la  denutrizione e le situazioni estreme cui il colonialismo condusse la popolazione angolana. I temi legati alla colonizzazione e alla schiavitù marchiano tutta la sua poetica che nasce “con gli occhi asciutti”, cioè senza sentimentalismi, ma ricca e intensa, quale richiamo alla dignità e alla lotta: "Non stiamo ad aspettare gli eroi, se uniamo le nostre voci e le nostre braccia saremo noi stessi gli eroi. Difendiamo palmo a palmo la nostra terra, mandiamo via il nemico e cantiamo in una lotta viva ed eroica".

Per rileggere tutta la sua produzione poetica, in Italia è stato pubblicato il volume “Noi dell’Africa immensa, nuove letture della poesia di Agostinho Neto”, a cura di Giorgio de Marchis (collana “Academia”, ed. Nova Delphi, 2022). Insieme al guineano Amílcar Cabral e al mozambicano Samora Moises Machel, Agostinho Neto fu protagonista della generazione di giovani militanti e rivoluzionari socialisti che ebbero un ruolo determinante per l’indipendenza. Alla loro terra dedicarono la vita per mezzo dell’ impegno politico, ma anche con una intensa attività culturale che non si pose al servizio di una ideologia, ma si richiamava sempre a valori universali di  Libertà, Dignità e Pace.

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Antonella Rita Roscilli,. Scrittrice, giornalista, brasilianista e traduttrice. Da oltre trent'anni si dedica in Europa alla divulgazione di cultura  e attualità del Brasile, Africa di lingua portoghese, e paesi lusofoni, con articoli e saggi pubblicati nella stampa e nel modo accademico internazionale, oltre a convegni e conferenze. Dottore in Studi Multidisciplinari presso la Università Federale di Bahia, è Mestre in Cultura e Società presso la Facoltà di Comunicazione. Laureata in Italia in Lingue e Letterature Moderne, con enfasi in Lingua e Letteratura Brasiliana presso l' Università "La Sapienza" di Roma, è autrice di varie opere. E’ Membro corrispondente della Academia de Letras da Bahia (ALB), e dell'Istituto Storico Geografico (IGHB). Ideatrice nell'area documentaristica, si occupa di dialogo interculturale e storia delle migrazioni. E' biografa della memorialista brasiliana di origini italiane Zélia Gattai, moglie di Jorge Amado. Su lei ha pubblicato in Brasile diverse opere. Ha lavorato per oltre trent'anni alla Rai-Radiotelevisione Italiana. 

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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Agostinho Neto: o presidente humanista da Angola
por
Antonella Rita Roscilli


                                                     

O pensamento de Agostinho Neto continua vivo e dinâmico após de mais de cem anos do seu nascimento. Poeta, médico e guerrilheiro angolano, deu voz aos que não tinham voz, criando uma literatura militante repleta de valores profundos e capaz de se opor ao sistema colonial português. “Espero que o pensamento de Agostinho Neto continue iluminando os povos que ainda lutam pela sua própria liberdade. Espero que ele seja uma referência para os que procuram a paz, para todos os povos do mundo” disse Maria Eugénia Neto ao recordar o marido durante a cerimônia do centenário do nascimento. Agostinho Neto contribuiu significativamente para as lutas de libertação nacional do povo angolano, que obteve a independência em 11 de Setembro de 1975, após cinco séculos de colonização portuguesa. Assim nasceu a República de Angola. Eleito como primeiro Presidente, continuou o seu mandato no seu querido país até 1979, ano da sua morte. Por isso na Angola, ainda hoje em dia, ele continua sendo definido “Fundador da Nação Angolana e Herói Nacional”.

Nasceu em 17 de Setembro de 1922 em Kaxicane, uma aldeia de língua Kimbundu, perto da cidade de Luanda. Filho de um ministro metodista e de uma professora primária, logo dedicou-se aos serviços de saúde como voluntário. Trabalhou nos bairros mais pobres de Luanda, os “musseques”, onde conheceu em primeira mão a miséria e a dor em que muitas pessoas estavam obrigadas a viver. O desejo de poder ajudar os outros levou-o, no ano de 1947, a se inscrever na Faculdade de Medicina da Universidade Portuguesa de Coimbra, no Portugal, onde permaneceu até 1959. Animou a "Casa dos estudantes do Império" juntamente com outros intelectuais africanos. colaborando com atividades anti-colonialistas e políticas anti-salazaristas. Tendo-se mudado para Lisboa, freqüentou o Movimento de Jovens Intelectuais de Angola, cujo lema era “Vamos descobrir Angola”, com as suas tradições e culturas reprimidas pelo colonialismo. Já era conhecido como poeta, graças a alguns dos seus poemas publicados em Coimbra e em Lisboa em 1947. Assim, cedo caiu sob a vigilância da PIDE, a polícia secreta do regime fascista de António de Oliveira Salazar, e em 1952 foi preso, enquanto recolhia assinaturas pela paz mundial: “Nós da imensa África / aqui estamos de mãos abertas à irmandade do mundo / pela Paz aqui estão as nossas vozes”. Foi o que ele escreveu no poema “Sangrantes e germinantes”.
 
Começou uma série de detenções para ele, tanto que em 1957 a Amnisty Internacional proclamou-o "prisioneiro político do ano", levando o seu caso, e o das colônias portuguesas, ao conhecimento da opinião pública mundial. Em Portugal, em 1958, Neto casou-se com Maria Eugénia, com quem teria três filhos, e regressou para Angola em 1959. Também nesse ano, tornou-se o principal teórico político do MPLA, o Movimento político de Libertação de Angola fundado em 1956. Preso em Luanda em 1960, enquanto organizava o primeiro congresso do MPLA, foi enviado à força para Portugal. De lá, juntamente com a mulher e os filhos, foi deportado para as ilhas de Cabo Verde, primeiro para Santo Antão e depois para Santiago. Entretanto, na Angola, a 4 de Fevereiro de 1961, o MPLA promoveu um assalto às rádios, à polícia e às prisões políticas de Luanda. A resposta de Portugal foi implacável. Conforme alguns jornais da época, como o “Observador”, foram mortos vinte mil africanos, muitos intelectuais do MPLA foram detidos e levados para campos de concentração.

Entretanto, Neto foi transferido e encarcerado no Aljube, a prisão de Lisboa. Saiu com a obrigação de permanecer no Portugal, mas conseguiu fugir refugiando-se na cidade de Léopoldville, no Congo, onde já tinham-se refugiado acerca de 250 mil emigrantes angolanos. A sede do MPLA estava mesmo na cidade de Léolpdville onde, durante a Conferência Nacional de Dezembro de 1962, Agostinho Neto foi eleito presidente do Movimento. Começaram os anos da dramática escolha da luta armada contra a dominação portuguesa. Durante os 13 anos de luta armada, que se estendeu por todo o território angolano, Neto dirigiu a luta política, diplomática e militar daquele Movimento. Como expoente máximo do MPLA, para dar impulso à luta de libertação nacional, organizou a ação armada nas frentes criadas por patriotas angolanos em Cabinda, Moxico e Luanda. Para Agostinho, a luta armada tornou-se a única resposta possível dos nacionalistas angolanos contra a colonização portuguesa. Após a libertação do país, ele assumiu a Presidência, mas a guerra continuou por mais trinta anos.

Foi uma guerra civil financiada pelo Ocidente: o movimento de oposição da UNITA, na verdade, foi armado diretamente pelo regime do apartheid sul-africano. Durante o seu mandato presidencial, Agostinho Neto lutou pela organização das instituições nacionais. As suas grandes preocupações eram três: a defesa das fronteiras nacionais, a reconstrução da economia e a libertação de África. Criou a “União dos Escritores Angolanos” e reconheceu que o país encontraria com dificuldade o caminho para a liberdade, sem a ajuda da mensagem da literatura. A poesia e a política foram para ele duas grandes vocações que se desenvolveram durante a sua estadia em Portugal, quando houve uma forte comparação com o pensamento dos grandes filósofos ocidentais, e contatos com estudantes de outras colônias portuguesas. Poesia e política entrelaçam-se, tornando-se complementares uma à outra: sopro primordial da alma e ao mesmo tempo instrumento fundador da história do povo angolano, em busca das suas raízes. As raízes quebradas foram sendo recompostas graças à poesia de Resistência que se identificou com o que era autenticamente popular.

                                                                 

O papel da cultura popular assumiu grande importância no caminho da libertação e re-apropriação dos valores angolanos. Da obra poética de Agostinho Neto emergem a filosofia bantu, a língua Kimbundu, a importância do “kolokota” que em Kimbundu significa “energia vital” e serve para “defender a nossa terra / é a nossa terra, irmão / força!” (de “Noites na prisão”). Tem um forte interesse lingüístico entendido como um fator importante para o progresso civil, como um meio privilegiado de aquisição de consciência social. A consciência de um indivíduo é antes de tudo lingüística e nisso o uso da língua Kimbundu é importante para consolidar a identidade nacional angolana. A veia poética de Neto torna-se uma ferramenta catalisadora para as pessoas envolvidas na luta pela independência nacional. A sua mensagem infunde aquela “Sagrada Esperança” de paz e dignidade que também deu título ao livro que contém os versos compostos entre 1948 e 1960, publicado na Itália pela Edizioni Lavoro, editado pelo filósofo angolano Pedro Francisco Miguel.

A esperança é uma constante na poesia de Agostinho Neto. Esperança que é uma fé profunda na capacidade de um povo vencer a escravatura. Esperança que esteve presente nas fileiras dos “contratados” que carregavam pesados ​​fardos, e em todo caso não paravam de cantar, para ganhar forças. Esteve presente nas terras onde o trabalho forçado dos africanos “construiu mundos maravilhosos” sob condições de opressão criminosa. Na poética de Agostinho Neto recorre frequentemente um “nós” coral, dando voz a milhares de histórias sem voz, descrevendo a desnutrição e as situações extremas a que o colonialismo conduziu a população angolana.

Os temas ligados à colonização e à escravidão marcam toda a sua poética, que nasceu “com os olhos secos”, ou seja, sem sentimentalismos, mas rica e intensa, como uma lembrança da dignidade e da luta: “Não esperamos por heróis, se quisermos unamos nossas vozes e nossas armas, nós mesmos seremos os heróis. Defendamos nossa terra centímetro a centímetro, mandaremos embora o inimigo e cantaremos numa luta viva e heróica".

Para reler toda a sua produção poética, foi publicado na Itália o volume “Noi della immensa África, nuove letture della poesia di Agostinho Neto”, una lettura italiana delle poesie di Agostinho Neto” (“Nós da imensa África, novas leituras da poesia de Agostinho Neto”), uma leitura italiana da sua poesia, com curadoria de Giorgio de Marchis (coletânea Academia, ed. Nova Delphi, 2022). Juntamente com o guineense Amílcar Cabral e o moçambicano Samora Moisés Machel, Agostinho Neto foi o protagonista da geração de jovens militantes e revolucionários socialistas que desempenharam um papel decisivo na independência de seus países. Dedicaram a vida à sua terra através do compromisso político, mas também com uma intensa afetividade cultural que não se colocou ao serviço de uma ideologia, mas sempre se referiu a valores universais, quais Liberdade, Dignidade e Paz.
 
Antonella Rita Roscilli. Escritora, jornalista, brasilianista e tradutora. Há mais de trinta anos dedica-se à divulgação na Europa da cultura e atualidade do Brasil, África lusófona e países de língua portuguesa, com artigos publicados na imprensa internacional, além de conferências.  Doutora em Estudos Multidisciplinares e Mestra em Cultura e Sociedade pela Universidade federal Ufba,  formou-se na Itália em Lingue e Letterature Moderne, com énfase em Língua e Literatura Brasileira, na Universidade La Sapienza. E' autora de várias obras.No Brasil, é membro correspondente pela Itália da Academia de Letras da Bahia (ALB) e do Instituto Geográfico Histórico (IGHB). E' biografa da memorialista brasileira de origem italiana Zélia Gattai, esposa do escritor brasileiro Jorge Amado. Sobre ela tem publicado no Brasil várias obras. Idealizadora na área de documentários, se ocupa di intercultura e história da emigração italiana. Trabalhou por mais de trinta anos na emissora Rai-Radiotelevisione Italiana